L’esigenza di coltivare la dignità umana e il «Valore Persona»
di Guido Zovico
L’albero ci apre a una lunga serie di metafore che ci facilitano il compito di semplificare e rendere comprensibile un ragionamento complesso.
Per i boomers – categoria a cui appartengo – il motivetto «per fare l’albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole il fiore…» ci riporta al ritornello di Sergio Endrigo che ha segnato intere generazioni nell’epoca del boom economico.
Oggi il “boom” – purtroppo orientato più nell’ottica implosiva che espansiva – è quello che può esplodere attorno al ruolo, alla funzione e alla responsabilità sociale che le comunità hanno per la crescita del “Valore Persona” che è l’Educare.
Per i boomers la crescita educativa era focalizzata su due punti: l’istruzione scolastica – prima basica e poi sempre più specialistica – per aprirsi alle opportunità della vita e la buona educazione associata al bon ton e all’impegno sociale. Il perno di questo “crescere” ruotava attorno all’asse famiglia-scuola-esperienze sociali (spesso la parrocchia/oratorio). Una semplicità di schema che faceva pari con la semplicità dell’assetto sociale del tempo.
Il contesto sociale è oggi smaterializzato, in buona parte digitalizzato e bombardato da molteplici aspetti del vivere di origine sia locale che globale. L’educare, quindi, è un’azione che si fa sempre più complessa e che forzatamente deve uscire dai confini, dai luoghi e dalle forme sinora conosciute tanto più che, contemporaneamente, si registra una sempre minore fluidità relazionale nell’asse famiglia-scuola-esperienze sociali.
L’albero dell’Educare per mappare i temi educativi
Nell’ambito del progetto Relazionésimo, in cui l’investimento educativo e relazionale con le nuove generazioni rappresenta il polo magnetico che orienta la bussola del proprio percorso, ho elaborato “L’albero dell’Educare” nato per fotografare la miriade di esigenze e opportunità educative (in continuo aggiornamento) che quotidianamente affiorano dalla cronaca e spesso legate al manifestarsi di fatti, eventi o ricerche specifiche. Esigenze che magari producono un dibattito, anche serio, per alcuni giorni per poi passare al tema successivo generando quell’effetto “gioco dell’oca” che, dopo una caduta, ci riporta sempre al “via”.
L’immagine dell’Albero che ne esce (e che sarà costantemente aggiornata all’affiorare di un nuovo tema ancora non mappato) è sufficientemente esemplificativa per visualizzare la complessità sopra accennata ed evidenziare il grande sforzo educativo da mettere in atto, sempre che diamo per assodato che “prevenire è meglio che curare” (e ci costa meno sia individualmente che in termini di tasse da pagare) e che sviluppare buone attitudini e “persone di valore” produce un vantaggio sociale e anche economico.
“L’Albero dell’Educare” come metafora di un nuovo patto sociale per istituire le comunità educanti
«Un buon seme fa germogliare una sana pianta che cresce su solide radici e da cui nascono buoni frutti». Sembra un detto contadino ma è un riassunto del “coltivare” che sta nella parola “educare” quel educĕre «trarre fuori, allevare» per promuovere con l’insegnamento e con l’esempio lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche, e delle qualità morali di una persona.
Tutto ciò avviene se, a monte, c’è un buon seminare, un buon coltivare e un buon attendere. L’“Albero dell’Educare al vivere” è folto di rami, abbondante di temi educativi che riguardano la vita di ogni persona. Educare è una sfida complessa che richiede risposte articolate e ragionate. Il compito di tutti noi è quello di farci promo-at-tori, in raccordo in primis con le istituzioni civili e scolastiche, di un processo educativo-collaborativo di ecologia, crescita e sostenibilità umana.
Il fondamento e le fondamenta di un nuovo “patto sociale” territoriale nascono da qui.
L’immagine di copertina dell’articolo (foto di Gilly Stewart su Unsplash) simboleggia la necessaria riflessione sul nostro Educare