Compie novant’anni oggi, 25 giugno, uno degli artisti italiani più famosi al mondo: Michelangelo Pistoletto. Qualche giorno fa, in un’intervista con Giulia Zonca per La Stampa, interrogato sul senso complessivo del suo lavoro sulle superfici specchianti, alla domanda se nell’era del selfie non si sia diventati tutti dei narcisisti impenitenti, Pistoletto risponde: «Non si entra mai abbastanza al centro dell’azione, sarebbe meraviglioso se tutte le persone volessero entrare in uno specchio invece di stare in un angolo, siamo parte integrante dell’universo, dobbiamo partecipare, metterci in relazione».
Questo perché, prosegue Pistoletto, «l’uomo ha il potere di creazione. (…) Oggi rigenerare è nostro compito, per questo ho inventato il simbolo del Terzo paradiso, che è poi un infinito fatto di tre cerchi: alle estremità ci sono i due elementi uno opposto all’altro e al centro si devono mescolare. Lo possono fare in armonia o in modo distruttivo, sta a noi».
Il futuro, più che mai, dipende dall’«essere organizzati, a questo servono la politica, la scienza, la filosofia, l’arte: ad educare alla responsabilità personale». A 90 anni l’Intelligenza Artificiale è una nuova sfida, che Pistoletto accoglie con il consueto coraggio: «Rispecchia l’intelligenza umana, con possibilità moltiplicate, è una straordinaria accumulatrice di memoria. È una tecnologia, sta a noi capire come usarla (…) Noi siamo da sempre dio e diavolo, non lo scopriamo con l’intelligenza artificiale. Non diamole colpe che non ha».