Relazionésimo è una rivoluzione. Una rivoluzione epistemologica, di pensiero. Tutta la storia che sta alle nostre spalle, una storica che dal pensiero greco all’epopea cristiana, dall’Illuminismo alla modernità, ha giustamente sottolineato il tema dell’individuo e della sua capacità di prendere l’iniziativa, di inventare e di fare. Si sono generate così la ricchezza e le trasformazioni di cui dobbiamo essere orgogliosi.
Ma proprio quest’idea, negli ultimi trent’anni ci ha portati davanti a una situazione densa di questioni e nodi da affrontare: dal tema della transizione ecologica e della sostenibilità, ai nuovi assetti geopolitici.
La scienza da oltre un secolo ci sta dicendo che tutto è in relazione. Non esiste forma di vita sulla faccia della Terra che non sia in relazione. La vita in quanto tale è relazione.
Questo è un punto molto importante, perché è come se vivessimo una specie di ritardo nell’incorporare questa conoscenza. I grandi problemi che abbiamo, in fondo, nascono dal fatto che la sottolineatura dell’io, che è stato un passo importante per l’Occidente, oggi deve fare un passo in avanti. Non serve contare miliardi di “io” sul Pianeta. Bisogna convivere e per convivere dobbiamo metterci in relazione.
Non dobbiamo cancellare l’io e l’individuo, ma il nostro tempo ci chiede di governare questo io con la consapevolezza che deve stare in rapporto con gli altri, con coloro che c’erano prima (la tradizione) e con quelli che vengono dopo (la generazione). Relazionésimo propone questioni reali e suggerisce una prospettiva per rimodulare l’io ponendolo in relazione con il tu e con il noi.
La grande transizione dall’Io al Noi
In questo momento, il mondo è nel corso di una grande transizione. È finita la globalizzazione così come l’avevamo conosciuta e, al tempo stesso, i mutamenti all’interno del mondo tecnologico e digitale stanno rivelando che un tempo nuovo è alle porte.
Da un lato, l’Intelligenza Artificiale è destinata a trasformare profondamente non solo il modo di lavorare e di produrre, ma il modo di pensare.
Dall’altro lato, il Metaverso sta per modificare il nostro rapporto con la realtà. Siamo sulla soglia di un’altra epoca storica dal punto di vista tecnologico. Un’epoca che nessuno conosce.
Ne 1989, l’Occidente ha vinto la sua battaglia nei confronti del centralismo sovietico. Quella partita, nel tempo che sta arrivando si riproporrà all’ennesima potenza. L’economia pianificata ha perso nel secolo scorso perché non c’erano i mezzi. Inoltre, se la cultura sovietica era fondamentalmente verticistica, quella che avanza, ovvero la cultura cinese, è fortemente collettiva.

Questa cultura non si basa sul marxismo, ma sul confucianesimo. La Cina non ha trascendenza e se non c’è la trascendenza non c’è un punto esterno da cui si possa criticare. Sono l’altra metà del cielo. Una metà che, anziché sottolineare l’io e l’individuo, ha sottolineato il gruppo. La digitalizzazione sta accelerando e spostando l’equilibrio in questa direzione. L’Occidente, l’Italia, le comunità locali dovranno decidere: dentro questo futuro possiamo ancora credere che la libertà individuale, la capacità di iniziativa, il pluralismo, la democrazia sono la variabile vincente? Possiamo ancora credere che un modello diffuso e abbastanza anarchico sia superiore a un modello governato dal digitale?
Punti di svolta per costruire un futuro in relazione
La partita è strategica, di fondo e di civiltà. È una partita in cui noi dobbiamo decidere che strada prendere ora, non fra cinquant’anni. Dobbiamo investire in una nuova libertà. Una libertà che, supportata dalle conoscenze scientifiche, riconosce il fatto che siamo liberi e riconosciamo i nostri legami, i nostri doveri, le nostre responsabilità, le nostre relazioni. La dimensione della relazione è costitutiva dell’idea di libertà. Siamo liberi perché legati insieme.
Il nostro essere liberi è la capacità di esprimere la qualità dei legami che vogliamo costruire insieme. La ricchezza delle nostre aziende era ed è proprio quella dei legami.
Dov’è che possiamo costruire un percorso sociale, economico, politico e culturale con cui far crescere le nostre imprese e le nostre realtà tenendo assieme la questione delle relazioni? Questo piano del discorso si materializza in almeno tre punti concreti.
Primo punto: le organizzazioni. Le organizzazioni sono un punto strategico. Possono diventare il luogo dell’estrema stupidità o il luogo della massima intelligenza sociale. Dobbiamo curare le organizzazioni, a partire dalle imprese, con i nostri modelli, senza prenderli da chissà dove. L’Italia ha i suoi modelli e dobbiamo valorizzarli
Secondo punto: i territori. I territori sono i luoghi dove le persone hanno relazioni, storie, amicizie, conoscenze. Nei territori l’Italia ha espresso la propria creatività. Sono luoghi in cui si è generata bellezza e, con la bellezza, la competenza e la conoscenza che ci fanno ricchi. Il gusto della bellezza italiana viene dal fatto che siamo dentro una cultura, dentro territori, dentro storie.
Terzo punto: la cura delle persone, l’educazione.
Il tema di Relazionésimo è molto concreto. È molto contemporaneo. Relazionésimo è la sfida che il mondo pone a tutti noi e, in particolare, agli imprenditori. Solo se riusciamo a ripensare il nostro modello, che è il modello del Made in Italy, nell’ottica del valore delle relazioni il nostro Paese avrà un futuro.
Uno straniero, quando viene nel nostro Paese o acquista nostri prodotti si chiede… «ma come fate?». Il “come fate” è quel grembo di relazioni da cui sono uscite le imprese, le organizzazioni, la bellezza che ci fa quello che siamo. Il “come fate” è il germe della rivoluzione in atto. Noi la chiamiamo Relazionésimo.